
di Margaret Mazzantini
INTERPRETAZIONE E REGIA LUCA BRANCATO
COREOGRAFIE • TIZIANA FAVERO
MARIONETTA • CZECHMARIONETTES, PRAGA
Il testo, edito nel 2004, è un monologo teatrale scritto da Margaret Mazzantini per il marito Sergio Castellitto. Protagonista è un senzatetto, il quale osserva il mondo che lo circonda e racconta la propria vita, attraverso una vasta gamma di sentimenti: rabbia, ironia, nostalgia, speranza… A partire dall’infanzia e dall’incontro con il suo
amato cane, al suo primo – e forse unico – amore, fino al suo rapporto con il prossimo, l’odiato‐amato “cormorano” come ama ribattezzarlo. Pungente e diretto Zorro, dal suo punto di vista in qualche modo privilegiato osserva, studia, rievoca, costruendo un monologo che vuole aprire gli occhi dello spettatore su una verità reclusa nel buio antro della coscienza. Attraverso Zorro, Margaret Mazzantini dà
voce agli esiliati, a coloro che – invisibili e dimenticati – vivono in mezzo a noi.
“Ma io mi chiedo, ma che cosa sono tutti ‘sti negozi, ‘sti bisogni? Obblighi! Fregature!” “Zorro è uno dei tanti eremiti che popolano i marciapiedi delle nostre città. Uno che ha perso tutto e ora non ha altra occupazione che sopravvivere cercando sé stesso.
Un solitario che dalla strada, però, volente o nolente, ha imparato quali sono le vere esigenze e le priorità della vita. Un uomo libero dai finti bisogni della vita quotidiana.
Un uomo cui la strada ha regalato il suo bene più prezioso: il tempo. Tempo di danzare, cantare, declamare poesie e recitare versi. Tempo di scrutare sciami di cicale frenetiche con in mano i loro i‐ndispensabili i‐phone/i‐pod/i‐pad/e‐book/i‐etc. annaspare spaurite e infelici per le vie della sua città, inghiottite dagli obblighi della
vita “regolare”. Tempo di deridere l’assurdità del vivere moderno. Tempo di rimpiangere, in fondo, i giorni in cui anche lui era uno di loro.
Una critica, lieve e pungente al tempo stesso, dello stile di vita dell’uomo del nuovo millennio”.






